CALI MARZO 2006
TERZA LETTERA DALLA COLOMBIA
Amici carissimi, dopo una prima lettera da Bogotà ed una seconda da Tumaco, eccomi alla mia terza lettera dalla Colombia che vi scrivo da Cali, dove ormai dovrei stabilizzarmi per alcuni anni. Sono rimasto a Tumaco fino alla metà di gennaio; dell'ultimo mese ricordo soprattutto due esperienze. La prima, la meno simpatica, è stata quella di un breve sequestro: erano le 10 di notte e stavo viaggiando su un bus quando 5 giovani si sono alzati in piedi con il volto coperto e, puntando una pistola alla testa dell'autista, l'hanno obbligato a fare entrare il bus per alcune centinaia di metri nella oscurità di una strada secondaria, poi hanno spento tutte le luci, ci hanno fatto alzare in piedi e, con le mani sulla testa, ci hanno fatto scendere dal bus consegnando loro il telefonino (con me si sono arrabbiati perchè non credevano che non ce l'avessi). Una volta scesi a terra, hanno cominciato a controllarci uno per uno per vedere se avevamo soldi, orologi, collane o altre cose da rubarci; stavo cominciando a pensare alla possibilità che, vedendo la mia faccia da gringo, mi sequestrassero per poi chiedere un po' di milioni per liberarmi e che quindi avrei fatto per qualche mese (o per qualche anno!) il cappellano di un gruppo armato .. quando è arrivato l'esercito gridando e sparando ed i cinque ragazzi sono spariti nella notte. Passata la paura, il viaggio è ripreso normalmente e mi hanno spiegato che l'arrivo tanto rapido della forza pubblica era dovuto al fatto che, essendo gli assalti al bus una cosa frequente, alcune compagnie di bus hanno installato un sistema di controllo satellitare: appena il bus esce da percorso previsto suona un allarme e la polizia sa scoprire immediatamente dove si trova il bus sequestrato ed invia la pattuglia più vicina. La seconda esperienza, quella simpatica, è stata la novena di Natale ... me l'aspettavo perchè molte volte l'avevo vissuta in Ecuador ed ancora una volta l'allegria, l'entusiasmo, la carica di speranza contagiante con cui il popolo nero vive l'attesa e la celebrazione della nascita di Gesù che si fa fratello, compagno di cammino, povero tra i poveri hanno riempito di forza, di gioia, di vita la mia celebrazione del Natatle. La seconda metà di gennaio l'ho passata nella capitale per una settimana di ritiro e di preghiera e per l'annuale assemblea dei comboniani presenti in Colombia. Noi, i 19 comboniani che viviamo in Colombia, eravamo tutti presenti. Una mezza giornata è stata dedicata a parlare della proposta di aprire una comunità nuova in un quartiere periferico e marginale. Dopo molto dibattito, chiarimenti e scambi di idee e di opinioni, la maggioranza (17 su 19) ha dato luce verde alla nuova apertura. Si è poi scelto il luogo tra tre città dove si erano esaminate alcune proposte concrete ed alla fine ha prevalso quella che io preferivo, che è nella periferia est della città di Cali. Restava da decidere il chi, il quanti e il quanto. Per ora cominceremo in due, Josè Luis e io, che siamo stati i promotori della proposta, e che giuridicamente faremo parte di una comunità comboniana che già esiste in Cali nella zona borghese della città e si dedica alla animazione missionaria nelle parrocchie, movimenti e gruppi giovanili della città. Josè Luis fino a maggio non sarà libero dagli impegni che ha attualmente in un'altra zona della Colombia ... solo allora cominceremo pienamente la nostra presenza in quel quartiere. Siccome io sono già libero adesso, hanno deciso di cominciare a mandarmi a Cali per preparare in questi mesi la nuova apertura ... se trovo casa forse già prima di Pasqua andrò a viverci. Così il 9 febbraio ho preso i miei bagagli ed ho lasciato Bogotà in bus alle 7 del mattino. Dalla cordigliera orientale delle Ande, dove si trova Bogotà, siamo scesi alla valle del fiume Magdalena che attraversa tutta la Colombia da sud a nord. Attraversata la valle, abbiamo risalito la cordigliera centrale con 2 ore di salita fra panorami molto belli. Giunti vicino ai 3000 metri siamo poi scesi dall'altra parte nella valle del fiume Cauca che separa la cordigliera centrale dalla occidentale. Abbiamo passato le ultime tre ore di viaggio risalendo il corso del fiume Cauca tra rigogliose piantagioni di canna da zucchero fino a giungere alla città di Cali dopo una decina di ore di viaggio. Cali è una città che si avvicina ai 3 milioni di abitanti: circa la metà della popolazione è nera o ha radici nere; questo ne fa la città della Colombia con il maggior numero di afro-americani. Il clima è caldo, ma non caldissimo: di notte scende sui 20 gradi e di giorno, se c'è il sole, si aggira sui 30-35 gradi. Nel centro della città si vedono soprattutto bianchi e meticci mentre i neri vivono nella zona est della città dove ci sono i quartieri più poveri. Per ora vivo nella comunità comboniana nel centro della città ed ogni giorno vado in bus a quello che sarà il nostro quartiere, che si raggiunge con un'ora di viaggio. Il giorno dopo il mio arrivo a Cali ho fatto la mia prima visita al quartiere, che si chiama "Jarillon", ed ho ricevuto il mio battesimo: quando sono sceso dal bus mi sono accorto che mi era sparito il portafoglio con soldi e documenti ... evidentemente qualcuno aveva più bisogno di me!! I primi incontri con la gente del quartiere sono stati abbastanza facili, sto passando molte ore in strada conoscendo la gente, facendomi conoscere, tessendo i primi rapporti di amicizia. La gente mi sta accogliendo bene, mi sembra che gradisce la mia vita e lo manifesta dandomi una sedia per sedermi a chiaccherare davanti alla casa o offrendomi un succo di frutta, un caffè, una fetta di ananas, un dolce di cocco. Quasi nessuno mi fa entrare in casa: un po' perchè per il nero della costa pacifica la casa è quasi solo un luogo per dormire e il resto della vita si vive fuori, un po' perchè le case sono così povere e malconce che molti hanno vergogna di mostrarmele. Nelle poche case dove sono entrato il pavimento è di terra, il tetto è di zinco arruginito che fa acqua da tutte le parti o di fogli di plastica, le pareti sono di canna di bambù, di compensato di cartone, di latta o, le migliori, di assi. Nelle case ci sono normalmente due letti grandi, uno per gli adulti e uno per i bambini, ed un fornello (spesso è elettrico perchè l'elettricità entra abusivamente e non si paga). In molte case non c'è niente altro. L'acqua arriva abusivamente con tubi che ognuno collega al quartiere vicino e così non si paga. Ho cominciato a spiegare che tra qualche tempo andremo a vivere lì, chiedendo il loro aiuto per trovare una casa vuota da affittare. Molti non mi credono, altri mi chiedono perchè non cerchiamo nel quartiere vicino che è fatto di case più belle. Io insisto che no, che vogliamo vivere con loro .. sorridono e mi guardano come un animale raro. Mi hanno detto che sì, ci sono alcune case vuote. Per ora l'unico obiettivo delle mie visite è tessere relazioni, creare amicizie, promuovere tra me e loro un rapporto di simpatia, di vicinanza, di allegria e di fiducia reciproca. Dove ci sono ragazzi inizio giocando con loro. Un pomeriggio mi sono messo con una banda di giovani che si stavano drogando in riva al fiume: sono rimasto con loro conversando per un'ora. Il quartiere è sulla riva del fiume Cauca in un luogo pericoloso perchè gli esperti dicono che prima o poi il fiume si porterà via la terra dove la gente ha costruito. Il sindaco ha promesso che da qui a Natale costruirà 1750 casette a mezz'ora da lì perchè la gente vi si trasferisca, ma siamo già in marzo e non si vede ancora il primo mattone. Piano piano sto entrando nel quartiere con una gran voglia di metterci del tutto le radici e, se un giorno il sindaco realmente ci sposterà, ce ne andremo con loro nel quartiere nuovo. Nell'attesa che arrivi Josè Luis continuerò a prendere contati che facilitino il nostro lavoro successivo. Per ora è tutto. Termino mettendo il mio indirizzo di Cali. A tutti voi un gran saluto e .... BUON A PASQUA Franc_. Il mio nuovo indirizzo è : padre Franco Nascimbene Ave. 10N / 16N-57 CALI -- Colombia Tel. 57-2-6612317
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